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27 marzo 2017 - Il Piano di riordino governativo del gioco pubblico d'azzardo: sempre di meno un mistero, sotto gli occhi di tutti

Il Piano di riordino governativo del gioco pubblico d’azzardo:
 sempre di meno un mistero, sotto gli occhi di tutti


La Consulta Nazionale Antiusura ha sostenuto il Comune di Bergamo per la stesura del Report, fornendo tra l’altro un parere pro-veritate sui provvedimenti amministrativi contro i quali sono stati intentati i ricorsi dinanzi al Tar di Brescia dai Concessionari dello Stato, Lottomatica Group S.p.a., Lotterie Nazionali S.r.l. e Lotteria Italia S.r.l. in testa.

I giudici bresciani con le sentenze n. 339, 340, 341 e 342 del 2017, hanno riconosciuto piena legittimità ai citati provvedimenti amministrativi anche in virtù di un lavoro di Ricerca accurato fornito all’Amministrazione in favore dei cittadini e del territorio.
Dobbiamo rilevare, che le direttrici tracciate nell’occasione dalla Consulta Nazionale Antiusura e più volte ribadite anche attraverso il Cartello “Insieme contro l’Azzardo” che ne è la sua espressione, interpretano autenticamente l’ambito di legalità tracciato nelle varie Pronunce dalla Corte costituzionale, dai Tribunali amministrativi regionali, dal Consiglio di Stato nonché dalle Direttive dell’Unione Europea, non trovano riscontro e accoglimento nel Piano di riordino fortemente sponsorizzato dal sottosegretario all’Economia On.le Baretta e attualmente in discussione in seno alla Conferenza Unificata Stato-Enti locali.

Secondo questo piano di riordino, come e cosa diventeranno gli italiani è facile prevederlo. Rispetto al quadro di legalità tracciato, il piano evidenzia una manifesta differenza di merito e di metodo con inevitabile sacrificio di tutto quanto finora affermatosi in termini di certezza del diritto.
In realtà, al contrario delle indicazioni date dal Parlamento al Governo con la Legge delega, manca un serio Piano regolatore dell’offerta, che non diminuirà, sarà solo più prestazionale. Le macchine saranno appealing per gli habitué e non disincentiveranno gli avventori tanto da farla diminuire, perché quell’offerta la si troverà accanto ai luoghi dove già si consuma l’azzardo.
Non occorrerà più andare a cercare le persone, perché saranno i mini casinò (c.d. Sale A) a trovarle, dopo aver stanato i frequentatori di bar e tabaccherie in prossimità dei quali andranno ad insediarsi. La popolazione-target sarà composta prevalentemente da donne e anziani, che dopo essersi in questi anni affiliati all’azzardo proprio attraverso la moltiplicazione delle Lotterie istantanee e dei Gratta&Vinci, trasleranno verso le soluzioni meccanizzate lasciando l’on-line a un’utenza prevalentemente maschile e ai nativi digitali.
Il credo normativo è quello su cui i decisori pubblici dovrebbero incidere. Esso dovrebbe fungere come elemento di innesco antropologico, umanizzante, per segnalare che quell’offerta, benché autorizzata dallo Stato, non è innocua.
Al contrario, con il Piano Baretta, si preferisce continuare ad assecondare i lauti guadagni dei concessionari, che magari finanzieranno anche qualche campagna elettorale, de-responsabilizzandoli di fatto per i danni procurati dalla filiera alla salute dei cittadini e al decoro dei territori, di cui non vi è alcuna traccia.
Per fare ciò si elaboreranno bandi di gara sempre più sofisticati per l’assegnazione delle concessioni: più sartoriali che industriali.
Intimamente collegata alla visione Baretta, c’è la questione, lasciata irrisolta, dei conflitti d’interesse che si addensano su Università, Centri di Ricerca, Associazioni e riviste autoproclamatesi specializzate ma che di fatto nessun serio contributo offrono alla riflessione salvo, al momento giusto, come a comando appoggiano le proposte del “potente” di turno.
Chi viene sponsorizzato dai concessionari per compiere un’attività che abbia una ricaduta pubblica, per la pubblica fede o opinione, dovrà metterlo in chiaro.
Anche questo dovrebbe prevedere un Piano di riordino che non voglia rinnovare solo un parco-auto.
Ancora, in un momento in cui i dati sensibili dei cittadini costituiscono un bene economicamente apprezzabile e in cui vi è un mercato più o meno lecito, anche dalla proposta del Governo non è dato comprendere le modalità, le finalità e la gestione dei dati sensibili dei giocatori che si raccoglieranno attraverso la Carta dei Servizi.
Quanto alle nuove slot, destinate ad essere definite “divora persone” e non più solo “mangia soldi”, non è dato comprendere il tempo di durata di una giocata e come queste processeranno le vincite (se in maniera sequenziale o casuale).
Un piano serio di riordino avrebbe dovuto affrontare questi aspetti per nulla secondari, capire anche il “come”, che poi è il vero enigma sempre meno misterioso se letto alla luce di un vecchio e sempre attuale adagio: “a pensar male, si fa peccato, ma spesso si indovina”.
Partiamo dall’offerta: il sottosegretario Baretta proclama che il 50% dei punti di gioco verrà risucchiato per contrazione da concentrazione. Asserzione ideologica ma senza alcun fondamento scientifico. Vediamo come, appunto. 8000 saranno i punti di “gioco” effettivi in tutta la penisola. Verranno definitivamente eliminate le macchinette dagli esercizi generici secondari ovvero dagli stabilimenti balneari e dai rifugi alpini che, evidentemente, secondo il sottosegretario, sarebbero in cima (in tutti i sensi) alle occasioni di compulsività e patologia da azzardo.
Chi frequenta luoghi di ricreazione non lo fa per autoescludersi dalla vita civile, ma per un’esigenza ricreativa oppure per condividere e socializzare.
In realtà tutti sanno che la dannosità di questi punti di gioco, per l’impatto sulla salute, sull’economia pubblica e privata è davvero minimale. Piuttosto, invece, è altrettanto evidente la dannosità dei mini casinò, incuneati tra una scuola e un bar, tra una chiesa e un oratorio sarà davvero poderosa e altrettanto pericolosa tanto da innescare meccanismi di compulsività e patologia.
Il Governo, come elemento risolutivo del devastante impatto sociale dell’azzardo, sbandiera ipocritamente da mesi l’ipotetica riduzione dell’offerta attraverso delle macchine dai bar e dalle tabaccherie. Non è vero perché questi avranno la facoltà di sostituirle con le macchine di ultima generazione.
Finora, tutte le stime finora fatte dal Governo, per stessa ammissione dei suoi rappresentanti, sono sempre state disattese dalla realtà.
Il piano di riordino ipotizza, ancora una volta, una riduzione dei punti di gioco, addirittura della metà, ciò avverrà perché il numero dei metri quadri dei locali dovrà essere consistente. Di quanto, è un mistero.
Il sottosegretario non lo dice, forse perché non lo sa o, più probabilmente, forse perché se finalmente riuscissimo a sapere ogni quanti metri quadri si potrà mettere una macchina certificata di tipo A nei bar e nei tabacchi - luoghi dove si fa anche somministrazione, e dunque dove, sempre per la tutela dei minori, deve esservi anche una congrua distanza tra il banco e le postazioni di azzardo – capiremmo che la narrativa su questa riforma potrebbe essere falsata, proprio a partire dall’offerta.
Se i metri quadri di bar e tabaccherie, difatti, dovessero essere troppo alti e proibitivi per i più, le concessionarie, gli esercenti e i rivenditori impugnerebbero il provvedimento invocando la libertà di impresa e di concorrenza, oltre che la Direttiva Bolkestein. Se, invece, i volumi richiesti rimanessero simili a quelli che conosciamo già, di fatto scopriremmo che non solo non è cambiato nulla, ma anzi che la situazione è di gran lunga peggiorata, per via della presenza dei mini casinò che, dopo aver invaso le città, esisterebbero in regime di deroga alla deroga: quella generale, rispetto al Codice penale di cui già, scandalosamente, gode il gioco pubblico d’azzardo da parte dello Stato, e quella amministrativa perché non sarebbero più neppure assoggettabili al divieto di essere collocati ad almeno 500 metri dai luoghi sensibili.
Così la finalità della Delega sarebbe fortemente frustrata nonché il relativo provvedimento legislativo inevitabilmente tacciato di incostituzionalità palese.
Il sottosegretario Baretta ha convocato e ascoltato le istanze di molte Associazioni, espressione della società civile, che si occupano di azzardo.
Le nostre visioni, frutto di decenni di esperienza nel contrasto al sovraindebitamento e all’usura sono state a lui manifestate con rigore scientifico, con onestà intellettuale e con dichiarata disponibilità al dialogo e alla collaborazione. La Legge delega costituisce un vero caposaldo.
Adesso sarebbe il caso che le Istituzioni direttamente coinvolte (Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio, Ministeri della Salute, dell’Interno, al Welfare, del Lavoro, dell’Istruzione, degli Affari regionali, Conferenza Stato-Regioni, ANCI) nonché l’associazionismo maggiormente rappresentativo, chiedessero al sottosegretario Baretta, dopo aver ascoltato, di rendere pubbliche alcune informazioni indefettibili per esprimere un giudizio sulla Riforma:
- se intende prevedere un numero di ore minimo in cui non si potrà giocare (il solo numero massimo disorienta, e non informa);
- se la distanza dai luoghi sensibili verrà inserita in questo Piano di riordino o se si tornerà indietro, a prima che Regioni e Comuni disponessero questa tutela in favore dei cittadini e a tutela dei loro territori;
- se i tempi della giocata delle macchine di tipo A – collegate a un server centrale e monitorate da remoto - sarà più lento, e di quanto, di quello attuale (la “modica quantità” si realizza anche così);
- con che criteri verranno conservati i dati sensibili dei giocatori, raccolti attraverso l’utilizzo della Carta dei servizi;
- quale sarà la volumetria applicata per installare le macchine di tipo A nei bar e nelle tabaccherie;
- se intende inserire anche le Lotterie istantanee e i Gratta&Vinci nel Piano di riordino;
- come ritiene che la Polizia municipale possa organizzarsi in operazioni antimafia e come ritiene che i proventi e i profitti delle stesse possano, anziché confluire nel Fondo Unico di Giustizia, ritornare automaticamente sugli stessi territori in cui sono state compiute;
- come intende fare imporre agli Enti finanziati dai concessionari, a partire da quelli di Istruzione e di Ricerca, una trasparenza contabile e un monitoraggio sulla pubblicistica prodotta;
- esattamente, quali spazi di competenza residueranno per gli Enti locali da questa Riforma.

Infine, esprimendo un reciso dissenso all’argomento, quanto mai specioso e difatti sempre utilizzato dai concessionari (e finanche dal sottosegretario, in una sua partecipazione a Mi manda Raitre, dunque: sulla tv di Stato), che se si regolamenta si collude con chi offre azzardo illecitamente - essendo vero esattamente il contrario, trattandosi di un’offerta che, per esistere, deve crescere e per crescere deve innestarsi su comportamenti compulsivi -, chiediamo che venga messo in discussione l’aggiornamento del prelievo fiscale delle Slot machine virtuali, che godono di un’aliquota eccezionalmente bassa rispetto alle omologhe fisiche.
Con questi dati a disposizione la società civile potrà esprimere un reale giudizio al Piano di riordino, che dovrà essere pubblicato in modo integrale.
Diversamente, perdurando il silenzio e la vaghezza di affermazioni alquanto generiche, dovremmo prenderne atto, potendo, perciò, ragionare su un mistero ormai sotto gli occhi di tutti: arrivare al 30 aprile con niente di preciso proprio per cedere, ancora una volta, il passo ai concessionari che sono già pronti a spartirsi un altro gâteau.

Mons. Alberto D’Urso
Pres. Consulta Nazionale Antiusura

Avv. Attilio Simeone 

Coord. Naz. Cartello “insieme contro l’Azzardo”